RITORNI : appunti poetici presi in prestito da un vecchio diario di Fabio Strinati


Ho come il tempo che mi assorbe
quando una lentiggine di mosca
sul davanzale scruta spiegata
la sua mossa ultima...

una goccia che ritorna al cappio...e
agli occhi vitrei per filare e filtrati,
arnesi che per disprezzo ed oltre,
son pervertiti sollevati avvezzi
al vizio di morir che sempre vi ritorna...

e vive,
come sul campo una donna
che sforna l’anima
come sul becco il sole,
di una giornata dal caldo piegata...e
confusamente adorno
quel gusto acre del limone
che si ripropone in cinghie
in gola come pene della fretta,
che quando resta,
tracciano strati di monsoni
e quello sguardo avvolto
al vuoto inabissato,
unica bobina
nella superficie della ressa.


*

Aggiogato al ritmo della morsa,
mi ritorna distesa l’alga della voglia
o medusa sopra il seggiolino della scelta,
riempito quel vuoto mentre scatta
ai polsi l’ora e l’alalunga si sparge a macchia,
l’inchiostro inarcato avanza
nel salmastro dominio e s’una inclinata canna,
quel minuto gesto che soltanto a poco,
s’affretta sbrogliando in aria un sibilo.