Giacomo
Guidetti |
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Al fondo delle pagine una raccolta di citazioni indica quali siano i riferimenti o le fonti culturali delle opere. | ||
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Opere su tela - 2 Opere su carta Opere periodi precedenti Oggetti Luoghi 1.a pagina Giacomo Guidetti Indice Poemus |
Quadricromatico primo 80x100 - olio su tela |
Riflettere ancora l'azzurro 150x200 - acrilici su tela |
"Così tu fingi sia stata una scelta" 150x150 - acrilici su tela |
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Secondo mediterraneo (dalla finestra di Matisse ) 80x100 - olio su tela |
Dolci serate di luna calante 100x100 olio, alchidici, tempera acrilica su tela |
"Vieni adesso, occhi neri, vieni, quando le stelle salutano" 100x150 - olio su tela |
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Viola d'amore d'amore 60x80 - acrilici su tela |
Atlante tavola quattro 50x60 - olio su tela |
Dialogo - 60x60 - acrilici su tela |
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Quadricromatico secondo 50x70 - acrilici su tela |
Dittico negativo-positivo 2:60x60 - olio su tela |
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Raccolta citazioni | Alla proporzione,
similitudine, unione e identità de l'infinito non
più ti accosti con essere uomo che formica, una stella che
un uomo. E quello che dico di questo, intendo di tutte le altre cose di
sussistenza particulare. Dunque l'individuo non è differente dal dividuo, il semplicissimo dall'infinito, il centro dalla circonferenza. Possiamo affermare che l'universo è tutto centro, e che il centro dell'universo è per tutto, e che la circonferenza non è in parte alcuna per quanto è differente dal centro, o pur che circonferenza è per tutto, ma il centro non si trova in quanto che è differente da quella. Giordano Bruno - da De la causa, principio e uno - Dialogo V |
Ciò che avviene in realtà è già di per sé abbastanza meraviglioso. Evidentemente noi siamo forniti di un apparato calcolatore che è in grado di recepire un numero quasi inverosimile di singoli 'protocolli di osservazione', tenendoli presenti per lunghi periodi, e che inoltre possiede anche la facoltà di elaborarli con veri e propri procedimenti statistici. Entrambe queste prestazioni devono essere riconosciute, altrimenti non si riuscirebbe a spiegare l'indubitabile circostanza per cui la nostra percezione gestaltica è in grado di calcolare, sulla base di una molteplicità di singole immagini, ciascuna delle quali comprende più dati accidentali che essenziali raccolti durante lunghi periodi, l'invariante essenziale; o meglio, per esprimerci nel linguaggio dei tecnici dell'informazione, essa è in grado di compensare il 'rumore' del 'canale' di informazione per mezzo della ridondanza dell'informazione. A un sistema in grado di compiere un'operazione simile dobbiamo attribuire un livello molto alto di complessità. Eppure non ci meravigliamo della circostanza per cui tutti questi processi nervosi e sensoriali, nonostante la loro notevole analogia con il procedimento razionale, si svolgono in quelle regioni del sistema nervoso che sono completamente inaccessibili alla nostra coscienza e alla nostra capacità di autoosservazione. Egon Brunswik ha coniato per essi il termine di raziomorfo, per indicare che, da un punto di vista sia funzionale che formale, essi sono strettamente analoghi a procedimenti logici, ma sicuramente non hanno nulla a che vedere con la ragione cosciente. Konrad Lorenz - da L'altra faccia dello specchio (trad,it. Claudia Beltramo Ceppi - Ed. Bompiani) |
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"La nostra
epoca cerca molto, ma finora ha trovato soprattutto il comfort; e il
comfort si espande in tutta la sua ampiezza anche nel mondo delle idee,
rendendoci tutto più facile di quanto sia mai accaduto. Oggi
più che mai l'uomo sa rendersi comoda la vita, e si
risolvono dei problemi per eliminare le scomodità. Ma come
si risolvono? Già il fatto che si creda di averli risolti
dimostra, con la massima chiarezza, che presupposto della
comodità è la superficialità. E' molto
facile avere una Weltanschauung quando si contempla solo ciò
che fa comodo senza degnare di uno sguardo tutto il resto. (...) La
Weltanschauung del comfort! Muoversi il meno possibile, non scuotere;
chi ama tanto il comfort non cercherà mai là dove
non v'è la sicurezza di trovare qualcosa. (...) Il fatto di rappresentare nell'arte la vita con la sua mobilità, con le sue possibilità di mutazione e le sue necessità, di intendere l'evoluzione e il cambiamento come sua unica, eterna legge, deve dare frutti migliori che non se si suppone che questa evoluzione ha un termine solo perché così il sistema acquista completezza". Arnold Schönberg - da Manuale d'Armonia - vol. I (Trad. it. Giacomo Manzoni - Ed. Il Saggiatore) |
Il domandarsi di dove proviene la natura o il mondo, presuppone che l'uomo si meravigli che la natura esista, o si domandi perché esiste. Ma questa meraviglia, questa domanda sorge solo là dove l'uomo già si è staccato dalla natura e ne ha fatto un semplice oggetto della volontà. L'autore del libro della Sapienza giustamente dice che i pagani ammiravano troppo la bellezza del mondo per potersi elevare al concetto del creatore. A chi la natura appare come un essere bello, la natura è scopo a se stessa, ha in se stessa la causa della sua esistenza. Costui non si domanda perché la natura esiste; nella sua coscienza e nella sua concezione del mondo il concetto di natura non si distingue da quello di divinità. Ludwig Feuerbach - da L'essenza del cristianesimo (trad. it. Camilla Cometti - Ed. Feltrinelli) |
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(...) ancora continua ad affannarsi traverso le stanze del palazzo interno, dalle quali non uscirà mai. E se anche questo gli riuscisse, non vorrebbe dire nulla: dovrebbe lottare, scendendo le scale. E se anche questo gli riuscisse, non sarebbe nulla: dovrebbe traversare i cortili; e dopo i cortili, la seconda cerchia dei palazzi; ancora scale e cortili, ancora un palazzo e cosi di seguito, per millenni. Gli riuscisse di precipitarsi, una volta, fuori dell'ultima porta - ma questo non potrà mai, mai accadere - ecco dinanzi a lui la città imperiale, il centro del mondo, ove sono ammucchiate montagne dei suoi detriti. Nessuno riesce ad avanzare, lì in mezzo, neppure con il messaggio di un morto. Ma tu siedi alla tua finestra e lo sogni, quando viene la sera. Franz Kafka - da Un messaggio imperiale (trad. it. Giorgio Zampa - Ed. Feltrinelli) |
Ciò che colpisce particolarmente in quest'opera [Suite di danze per orchestra, 1923], anche in paragone ad altre composizioni dello stesso Bartók, è la magica coerenza fra la tematica originale (...) ed una tecnica compositiva di tinta modernissima. Sembra quasi che non esistano confini fra l'atonale, il politonale e il tonale: tutti e tre questi linguaggi si incrociano continuamente e sono posti in rapporto reciproco con sovrana maestria. Alcuni centri di gravità tonali sono spesso mantenuti e accentuati per lunghi tratti, con ostinazione addirittura primitiva, e costituiscono uno strato sonoro inferiore, mentre al di sopra di essi regna la più sconcertante libertà tonale, una promiscuità cromatica fra i suoni più lontani, incroci di tritono e cumuli di accordi formati di nove quarte sovrapposte. I motivi delle canzoni popolari, sempre molto semplici, sono continuamente spostati, senza modulazione, su altri gradi, e la musica ritorna spesso ai gradi iniziali con la stessa naturale spontaneità con la quale li aveva abbandonati. Hans Heinz Stuckenschmidt - da La musica moderna (trad.it. Mariangela Donà - Ed. Einaudi) |
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